N2 2025

THE ELEPHANT MAN

Di Sara Pellacani

Chi è il vero mostro? Questa è la domanda da porsi guardando The Elephant Man (1980), il secondo film del compianto regista David Lynch, scomparso lo scorso gennaio.
Il capolavoro del regista è il riadattamento cinematografico dei libri The Elephant Man and Other Reminiscences di Frederick Treves e The Elephant Man: A Study in Human Dignity di Ashley Montagu. La pellicola, infatti, narra parte della vita di John Merrick, un ragazzo di ventun anni affetto dalla sindrome di Proteo che ha realmente vissuto durante l’epoca vittoriana e che è stato preso in cura dal dottor Frederick Treves (Anthony Hopkins), autore del libro da cui Lynch prende ispirazione per girare il film. A causa del suo aspetto deforme, Merrick, interpretato nel film da John Hurt, è da sempre sfruttato e costretto ad esibirsi come fenomeno da baraccone per il signor Bytes (Freddie Jones) con il soprannome “the Elephant Man”, a causa delle protuberanze che ricoprono la maggior del suo corpo. Quando però il dottor Frederick Treves decide di prenderlo in cura e di studiare le sue deformità, Merrick comincia a riacquistare una sua dignità e ad essere scoperto per l’uomo acculturato e sensibile che realmente è.

Già la sequenza iniziale del film è di forte impatto: vediamo infatti l’immagine di un gruppo di elefanti che colpiscono una donna e subito dopo sentiamo le urla ed il pianto di un neonato. Ciò che rappresenta la scena sarebbe infatti la leggenda secondo cui la madre di Merrick sarebbe stata attaccata dagli elefanti mentre era incinta e, a seguito dell’avvenimento, il bambino sarebbe nato deforme. Da qui già sono visibili gli elementi allegorici ed onirici caratteristici dello stile di Lynch, come anche l’utilizzo del bianco e nero durante tutta la durata della pellicola (elemento che il regista già aveva utilizzato in Eraserhead – La mente che cancella del 1977). Il bianco e nero in The Elephant Man delinea ed evidenzia i particolari della figura di Merrick; inoltre, questo contrasto tra luci e ombre è particolarmente evidente all’inizio del film, quando il protagonista è nascosto dall’oscurità nel momento in cui è tenuto come fenomeno da baraccone da Bytes, per poi essere invece avvolto dalla luce quando viene salvato da Treves.

Il film poi ruota attorno a diversi temi, ma tra tutti quello che spicca è il pregiudizio. Nessuno prima di Treves aveva trattato con dignità e rispetto Merrick, che era da sempre visto come un mostro davanti al quale le persone ridevano o si spaventavano.

La pellicola offre grandi spunti di riflessione, come il fatto che Merrick, nonostante viva in condizioni migliori quando è preso in cura da Treves, è allo stesso modo trattato come un’attrazione dai membri della buona società vittoriana inglese, i quali lo vanno a trovare quasi per sentirsi meglio con loro stessi piuttosto che per un reale interesse verso il ragazzo. Lynch riesce a raccontare con malinconia la storia di quest’uomo, riuscendo a trasmettere il dolore che prova Merrick; particolarmente straziante è infatti la scena in cui John è aggredito e deriso da un gruppo di persone fatte entrare dal guardiano notturno dell’ospedale in cui risiede il giovane.
Da sottolineare infatti la grande interpretazione di John Hurt, che riesce a donare una grande espressività e dolcezza al personaggio attraverso i suoi occhi (interessante è infatti la scena in cui il protagonista recita Romeo e Giulietta con il personaggio di Madge, interpretato da Anne Bancroft). Non passa nemmeno inosservata la recitazione puntuale di Anthony Hopkins, che mostra il conflitto interiore che prova il chirurgo nei confronti di Merrick.

Lynch in questo film dà importanza e rende protagonista un personaggio marginalizzato dalla società.
Seppure lo stile e il genere dei due film siano diversi, Tod Browning aveva fatto una cosa simile nel 1932 in Freaks, dove i protagonisti sono i membri di un circo di fenomeni da baraccone.

Nel capolavoro del regista, lo spettatore comprende quindi come il vero mostro non sia Merrick, bensì tutte quelle persone che, fermandosi solamente alle apparenze, lo avevano sfruttato, deriso e additato come una bestia, senza mai pensare che dentro a quel corpo ci fosse l’anima di una persona empatica ed estremamente intelligente.

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Comments

4 risposte a “N2 2025”

  1. Avatar milù
    milù

    bravissimə, ottimo lavoro, super interessante e completo!

  2. Avatar tami
    tami

    articolo bellissimo 🙂

  3. Avatar Camelia
    Camelia

    Love it🤍🤍
    Complimenti

  4. Avatar Edgardo Pistone
    Edgardo Pistone

    Grazie mille delle parole così ben scritte e puntuali.

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