L’UTILIZZO DELL’AI IN THE BRUTALIST
Adrien Brody meritava veramente la candidatura agli Oscar come Miglior Attore Protagonista?
(La risposta è sì)
Di Alessia Vannini
Come molti di voi probabilmente sapranno, recentemente il montatore ungherese Dávid Jancsó del film candidato agli Oscar The Brutalist ha ammesso in un’intervista di aver “perfezionato” le registrazioni delle voci dei due protagonisti – lo statunitense Adrien Brody e la britannica Felicity Jones – con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. A seguito di ciò, il regista Brady Corbet si è giustificato spiegando che questa decisione è dovuta al desiderio di “preservare l’autenticità” delle loro interpretazioni in lingua ungherese.
La notizia ha sollevato dubbi sull’opportunità di escludere gli attori dalla potenziale candidatura alla novantasettesima edizione degli Academy Awards perché, a detta di molti, l’utilizzo dell’IA “snatura la performance degli attori”. A fronte di ciò, è opportuno fare più chiarezza sulla questione.

Corbet ha spiegato che gli attori “hanno lavorato per mesi con l’insegnante di lingua Tanera Marshall per perfezionare i loro accenti, e l’innovativa tecnologia di Respeecher è stata usata solo per intervenire sui dialoghi in ungherese, nello specifico per affinare certe vocali e lettere per una maggiore accuratezza”. Il regista del film, in una dichiarazione al The Hollywood Reporter, ci ha tenuto a precisare che “Non è stata modificata la lingua inglese. Si è trattato di un processo manuale, realizzato dal nostro team e poi da Respeecher in post-produzione. L’obiettivo era quello di preservare l’autenticità delle interpretazioni di Adrien e Felicity in un’altra lingua, non di sostituirle o alterarle, e di farlo con il massimo rispetto per il mestiere”.
Lo stesso Jancsó, madrelingua ungherese, ha contribuito registrando alcune parole in dialetto, così da rendere il tutto il più possibile vicino alla realtà. Secondo il montatore, non si tratterebbe di una tecnica innovativa, perché l’intervento non differirebbe dalle pratiche del passato, se non per la maggiore velocità e la minore spesa.
Inoltre, la produzione di The Brutalist ha fatto uso dell’AI anche per creare alcuni disegni ed edifici che compaiono nelle scene finali del film. Una scelta che sembra essere dipesa anche dal budget imposto alla produzione.
“Parlare di AI nel settore è difficile ma non dovrebbe esserlo – ha detto Jancsó, presentando l’intelligenza artificiale come un facilitatore del suo lavoro – Dovremmo avere una discussione molto aperta sugli strumenti che l’AI può fornirci. Non c’è nulla nel film che utilizzi l’intelligenza artificiale che non sia già stato fatto prima. Rende solo il processo molto più veloce. Usiamo l’AI per creare questi piccoli dettagli che non avevamo i soldi o il tempo di girare”.
Avendo visto ormai ben tre volte il suddetto film (sì, mi è piaciuto molto) ed essendomi documentata quanto più possibile su questa questione (a differenza di molte di quelle persone che lo calunniano senza probabilmente manco averlo visto), vorrei analizzare questi punti più dettagliatamente.

1. L’utilizzo dell’AI per gli edifici scenografici
Com’è evidente, non tutti i filmmaker sono in grado e/o hanno i mezzi per creare edifici imponenti (come lo sono quelli in questo film) senza l’uso di tecnologia. Ahimè, non tutti sono Christopher Nolan e non è esattamente una cosa all’ordine del giorno – per un qualunque regista, anche di alto calibro – inscenare una vera esplosione per simulare quella della bomba atomica, affinché sembri “più realistica”, e che non venga utilizzata la tecnologia per replicarla. Bene, in The Brutalist non troviamo esplosioni di questo tipo, ma la tecnologia è stata utilizzata in questo caso per generare degli edifici o migliorarne l’aspetto. A mio avviso, qui le critiche sono del tutto assurde, perché è una conoscenza condivisa il fatto che la tecnologia – che si voglia chiamare IA, CGI o qualsivoglia – sia stata e continui ad essere utilizzata ampiamente nelle produzioni cinematografiche per alterare delle scenografie. Basti pensare ad un qualunque film o ad una qualunque saga fantasy e/o sci-fi in cui i mondi rappresentati non sono riscontrabili sul nostro pianeta.
Dubito fortemente che siano stati costruiti dei pianeti su misura per far sì che Asgard, Pandora o la Terra di Mezzo apparissero realistici senza che venisse utilizzata la tecnologia. Il buon vecchio Christopher Nolan è famoso per odiare la CGI. Difatti, per ottenere l’effetto di Parigi che si ribalta in Inception (2010), si vocifera che abbia contattato Doctor Strange.
Scherzi a parte, come stavo dicendo, The Brutalist – come ha detto lo stesso regista – era stato definito come “indistribuibile”; pertanto, potete immaginare quanto sia difficile realizzare un film talmente imponente con pochi mezzi e senza l’uso della tecnologia.
Anche se in questo caso prende il nome di AI, strumenti tecnologici come CGI o green screen non si allontanano molto dall’intelligenza artificiale e, nella pratica, fanno lo stesso, interferendo con gli scenari reali (o costruendone di completamente nuovi artificialmente) per creare qualcosa che non è possibile o non è facile da realizzare normalmente.
2. L’utilizzo dell’AI per l’accento ungherese
Veniamo ora all’argomento più discusso: l’utilizzo dell’IA per migliorare l’accento ungherese di Adrien Brody (e di Felicity Jones). Come ho già detto in precedenza, in questo caso l’IA è stata usata per far sì che l’accento ungherese di Brody suonasse più accurato (considerando che Brody non parla ungherese).
Ora, mi è capitato di sentire un ampio numero di persone lamentarsi al riguardo senza nemmeno aver guardato il film. Alcuni hanno detto che è immorale che lui sia stato nominato per molti premi per la sua performance, considerato che si basa molto sull’AI. Beh, questa cosa non è vera. Ripeto, avendolo riguardato ormai tre volte – l’ultima delle quali dopo la diffusione di questa notizia – vi posso fermamente assicurare che nemmeno il 10% dei dialoghi del film sono in lingua ungherese, e che il 90% dei dialoghi che effettivamente sono in ungherese sono voci fuoricampo; pertanto, non interferiscono con la performance di Brody. Queste “interposizioni” dell’AI potrebbero essere considerate, di conseguenza, come una sorta di doppiaggio, ma con il timbro della voce di Adrien.

Di nuovo, mi sembra pressoché assurdo diffamare la sua voce leggermente modificata come se la tecnologia non fosse mai stata usata per cambiare le voci dei personaggi in centinaia di migliaia di film, se non persino di più. Magari, voi che tanto criticate la voce innaturale di Brody nel film, siete gli stessi che si guardano sempre i film doppiati, andando a perdere – per quanto il doppiaggio possa essere fatto bene – una sostanziosa percentuale della performance dell’attore.
La performance di Adrien Brody – e naturalmente anche quella di Felicity Jones – è straordinaria e meritevole dei premi e delle nomination ricevute nonostante l’AI. La sua potenza espressiva è qualcosa di talmente potente che, anche se non avesse proferito parola per tutto il film, si sarebbe comunque meritato tutti quei premi. Come ho detto, la stragrande maggioranza dei dialoghi in ungherese consiste solo di voci fuoricampo e, pertanto, Brody merita tutti gli innumerevoli elogi ricevuti. Il virtuosismo è alle stelle e, anche nei suoi momenti di silenzio, disperazione e tristezza, Adrien ci regala una performance forse al pari di quella strabiliante e strappalacrime de Il pianista (The Pianist, Roman Polański, 2002).
3. Gli scioperi SAG-AFTRA del 2023
Chiaramente, con tutto ciò che ho detto precedentemente, il mio intento non è certamente quello di promuovere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in campo cinematografico. È chiaro che l’IA possa rivelarsi “pericolosa” – soprattutto quando si parla di industrie che si basano molto sulla creatività umana – se non utilizzata con cura. Quindi, ciò che è importante comprendere a fronte di questo episodio è che l’intelligenza artificiale non deve essere vista esclusivamente come il demonio – come un HAL 9000 che vuole sopraffare l’uomo. L’IA non è altro che uno strumento, volto a facilitare il lavoro dell’uomo, ma non a sostituirlo del tutto.

Certo, le capacità di una tale intelligenza sono molto vaste e a dir poco sbalorditive, ma è proprio qui che la componente umana deve sapere come utilizzare in maniera cauta questo genere di strumenti.
A tal proposito, vale la pena di soffermarsi a parlare anche degli scioperi portati avanti dalla Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists (abbreviato in SAG-AFTRA) nel 2023. Nel caso in cui voi abbiate guardato la TV, letto le notizie o semplicemente aperto i vostri social media durante il 2023, probabilmente avrete familiarità con lo sciopero del SAG-AFTRA. Nel 2023 la Screen Actors Guild- American Federation of Television and Radio Artists – di cui ADRIEN BRODY STESSO È MEMBRO – ha intrapreso uno sciopero che aveva, tra i suoi intenti principali, la richiesta di protezioni maggiori nei confronti degli attori contro l’uso dell’intelligenza artificiale. Nel novembre 2023, SAG-AFTRA ha raggiunto un accordo con gli studi di Hollywood dopo oltre cento giorni di sciopero. Alla fine, sono stati raggiunti accordi in modo che gli attori non potessero essere sfruttati o sostituiti dalla tecnologia.
In conclusione?
Nonostante le perplessità sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale e una regolamentazione che sicuramente arriverà in un prossimo futuro a dettare i limiti e i doveri del suo utilizzo, ciò che è certo è che il film di Corbet resta una lampante dimostrazione di quanto ancora il cinema possa essere grande, maestoso, monumentale. The Brutalist è un manifesto dell’illusorietà del “sogno americano”, destinato a diventare un cult del cinema.

L’industria cinematografica si è ripensata e rimodellata nel corso dei decenni per rimanere al passo con i tempi e migliorarsi: siamo passati dai film muti ai film sonori; dai film in bianco e nero a quelli in Technicolor; abbiamo avuto alcune grandi innovazioni come il 3D, l’IMAX, lo ScreenX, il widescreen e moltissimi altri; abbiamo cambiato il metodo di ripresa da analogico a digitale (anche se alcuni ancora amano registrare i film in pellicola, come Brady Corbet ;)) e potrei continuare a elencare ulteriori innovazioni rivoluzionarie per ore.
La mia tesi è che tutto ciò che riguarda la tecnologia, se usato saggiamente, è solo uno strumento per migliorare il prodotto, non per sovrastare il lavoro degli esseri umani. Pertanto, la prossima volta, prima di calunniare un film – che con ogni probabilità nemmeno avete visto ma di cui avete semplicemente sentito parlare – solo perché ha usato l’IA, documentatevi prima, e fatelo come si deve, grazie.
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