N5 2025

TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE

Di Sara Pellacani

A uno dei più grandi scandali della storia degli Stati Uniti corrisponde la realizzazione di uno dei più bei film d’inchiesta del secolo.

Tutti gli uomini del presidente (All the President’s Men), diretto da Alan J. Pakula e uscito nelle sale nel 1976 (pochi anni dopo lo scoppio dello scandalo Watergate), è il film in questione. La pellicola, basata sull’omonimo libro pubblicato nel 1974, segue l’inchiesta portata avanti dai giornalisti Bob Woodward (Robert Redford) e Carl Bernstein (Dustin Hoffman) del Washington Post, a seguito del ritrovamento di cinque uomini intrusi che trafugavano dei documenti del Partito Democratico all’interno del complesso residenziale Watergate.

È proprio questo palazzo a dare il nome all’intero scandalo che, grazie alle indagini dei due cronisti, portò poi alle dimissioni del Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon.  

Fu proprio Robert Redford a convincere Bob Woodward e Carl Bernstein a scrivere il libro di cui lo stesso attore acquistò i diritti per conto della Warner Bros., per poi realizzare la pellicola diretta da Pakula.  
Il film è fedele ai fatti realmente accaduti e lo spettatore si trova davanti ad un crescendo di suspense grazie alla regia di Pakula, che segue passo per passo i due giornalisti nell’inchiesta.

Vediamo infatti i due protagonisti scavare sempre di più nella vicenda, facendosi largo tra chi cerca di depistarli  insabbiando la verità. Una verità irraggiungibile fatta di fonti anonime, dove tutti sono innocenti ma complici allo stesso tempo. Le persone coinvolte, infatti, hanno paura a parlare con i due cronisti, in quanto qualcuno li sta ascoltando ed è pronto a fare qualsiasi cosa pur di non far venire a galla la realtà dei fatti. 
La pellicola si svolge principalmente negli uffici del Washington Post, alternando le luci accecanti a neon della redazione all’oscurità dei parcheggi dove Bob Woodward va a parlare con l’enigmatico  “Gola Profonda”, informatore anonimo che cela la sua identità al giornalista e che lo aiuta a indirizzare le indagini sulla giusta strada.

Un elemento di forza della pellicola sono i protagonisti, interpretati magistralmente da due importanti attori come Redford e Hoffman. I due sono drasticamente diversi, in quanto il personaggio di Carl Bernstein è più impulsivo, insistente e testardo rispetto a quello di Bob, che è invece più calmo e pacato; i due, comunque, si spalleggiano e fanno forza di fronte alle difficoltà del caso e del loro mestiere, in quanto entrambi non sono ritenuti ancora professionisti e per questo vengono considerati poco credibili dai caporedattori.

Altra caratteristica del film sono le misteriose voci fuori campo provenienti dai telefoni, già utilizzate come elemento importante in Una squillo per l’ispettore Klute (Klute, 1971), sempre diretto da Pakula, e che contribuiscono a mantenere alta la tensione nel pubblico.

La pellicola, poi, tiene lo spettatore incollato allo schermo, soprattutto nella parte in cui i due cronisti cominciano ad essere spiati da chi vuole tenere nascosta la verità. Carl e Bob sono quindi costretti a mantenere un profilo basso, portando avanti l’inchiesta che raggiungerà l’esito che tutti ormai conoscono e che nella pellicola è rappresentato attraverso un epilogo in cui vediamo i fatti futuri, narrati sulla macchina da scrivere. 
Il film ha ottenuto diverse candidature agli Oscar, vincendo ben quattro statuette, tra cui una per la miglior sceneggiatura a William Goldman, rimanendo così nella storia come uno dei migliori film di inchiesta giornalistica.

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