N5 2025

PIOMBO ROVENTE

Come un biscotto pieno di arsenico

Di Alessia Vannini

Piombo rovente (Sweet Smell of Success, Alexander Mackendrick, 1957) ha come cuore pulsante la stampa, il giornalismo, e i dialoghi del film a loro volta pongono la scrittura al centro: il film, infatti, presenta alcune delle battute di dialogo più sorprendenti di sempre. Indubbiamente, se tu che stai leggendo vorrai mai  diventare sceneggiatore, giornalista o scrittore in generale, non puoi esimerti dal guardare questo capolavoro di scrittura cinematografica (nonché noir eccezionale, ovviamente). È sufficiente vedere la filmografia dello  sceneggiatore Ernest Lehman per farsi un’idea del perché della grandezza di questo film.

Piombo rovente racconta la storia del potente e squallido giornalista J.J. Hunsecker (interpretato da Burt Lancaster e basato su Walter Winchell), che usa le sue conoscenze per rovinare la relazione di sua sorella con un chitarrista jazz in erba che ritiene indegno di lei. J.J. si rifiuta persino di pubblicizzare uno dei clienti di Sidney Falco (Tony Curtis), ed anzi si fa aiutare da lui per sbarazzarsi – con le buone o con le cattive – del pretendente della diciannovenne Susan Hunsecker (Susan Harrison).

Falco si ritrova a discutere con suo zio Frank D’Angelo (Jack Levene), manager del jazzista Steve (Martin  Milner), perché non prova alcuna simpatia per lui e vuole che lasci perdere la giovane Susan. Quando J.J. riceve conferma da Sidney circa il fidanzamento tra la sorella e Steve, le dà un ultimatum, quasi come in un Romeo e Giulietta della contemporaneità. Inutile dire che, come in ogni noir che si rispetti, tra corruzione e colpi di scena, la storia non fa che infittirsi, e ai personaggi cadrà presto la loro maschera di falsità, a rivelare la loro vera natura ignobile. 

Anche se Burt Lancaster è forse il nome più noto del cast, in questo film è senza dubbio Tony Curtis che  ruba la scena. Il suo personaggio è sorprendentemente scritto e ancora più straordinariamente interpretato. Mentre Lancaster ritrae un columnist spietato e dotato del potere di fornire o distruggere carriere, Curtis interpreta il suo terribile agente stampa, disposto a fare qualsiasi cosa per soddisfare il suo influente capo – compreso eseguire per lui i suoi compiti più loschi.

Sidney segue J.J. come un cagnolino fedele, e anche se i due si criticano l’un l’altro, sono entrambi terribili canaglie fatte della stessa pasta, con la stessa natura malvagia. Falco è un cucciolo che segue come un’ombra il suo alfa nella speranza di ottenere la sua fiducia e favore; Hunsecker, dall’altra parte, è un capo minaccioso, abbastanza potente da far sì che altre persone, incluso Falco, pendano dalle sue labbra e anelino di assaporare un po’ di quella autorità che lui tiene tanto stretta nelle sue grinfie.

Anche se J.J. è il pezzo grosso e Sidney è colui che va in cerca di uno straccio di lavoro persino nei meandri più infimi dei sobborghi meno raccomandabili, quest’ultimo è forse un peggior esemplare di uomo, disposto a fare qualsiasi cosa per un po’ di riconoscimento, ma mai dotato del benché minimo senso di moralità. Come J.J. stesso ha detto, Sidney non è che un biscotto pieno di arsenico: dolce all’esterno, mortale all’interno.

Il film è una riflessione spietata sul potere dei media: Hunsecker non è solo un giornalista, ma un burattinaio.  Le sue parole hanno il potere di determinare il destino di una carriera, di un amore, o di una vita intera. In un’epoca in cui la stampa era considerata l’unica verità, Piombo rovente ci ricorda quanto possa essere pericoloso confondere autorevolezza con integrità, e quanto ciò che noi prendiamo come “verità” possa essere in realtà frutto di capricci di un qualche magnate insoddisfatto che desidera che tutti noi pensiamo con la sua testa anziché ognuno con la propria.

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