N5 2025

MIFUNE – DOGMA 3

Di Sara Pellacani 

Mifune – Dogma 3 (Mifunes sidste sang), film del 1999 diretto da Søren Kragh-Jacobsen, è un fulmine a ciel sereno rispetto alla solita commedia romantica a cui siamo abituati. La pellicola di Jacobsen è la terza opera del manifesto cinematografico Dogma 95 redatto da Lars von Trier e Thomas Vinterberg.  

Il film si concentra sulle vicende di Kresten (Anders W. Berthelsen), un uomo sulla trentina di successo che vive a Copenaghen ma che subito dopo il suo matrimonio con Claire (Sofie Gråbøl), figlia di un ricco imprenditore per cui Kresten lavora, è costretto a ritornare nella fattoria di famiglia in campagna per accudire suo fratello Rud (Jesper Asholt), affetto da autismo e rimasto solo a causa dell’inaspettata morte del padre.  

La vita lì non è facile, e Kresten si ritrova lontano dalla sua vita agiata di città, cercando di aiutare e fare compagnia al fratello anche attraverso l’imitazione del personaggio interpretato da Toshirō Mifune (da qui il titolo del film) nella pellicola I sette samurai (七人の侍 / Shichinin no samurai, Akira Kurosawa, 1954). Sommerso dalle difficoltà, il protagonista decide di assumere una badante che possa aiutarlo con il fratello e le faccende di casa. Si presenta così alla sua porta la giovane ed  affascinante Liva (Iben Hjejle), una prostituta in fuga dal suo stalker che sta cercando di ricostruirsi una nuova vita. Grazie al suo arrivo, la vita del protagonista, da subito attratto dalla donna, così come anche quella della stessa Liva, prenderà una piega diversa ed inaspettata. 

Il film segue i principi del Dogma: è infatti ambientato in location reali, senza effetti sonori, visivi o l’utilizzo di luci speciali, ed è caratterizzato da una regia amatoriale con telecamere tenute a mano. Mifune è una pellicola senza troppi fronzoli, autentica e rurale, dove il protagonista rifiuta le norme borghesi di cui si era circondato sposandosi con Claire, ma che poi, attraverso la conoscenza con Liva,  abbandona per ritornare alle origini, ritrovando la pace in quella fattoria isolata dal resto della civiltà. Il film alterna momenti drammatici ad altri più leggeri e spensierati, riuscendo a mettere in evidenza quelli che sono i buoni sentimenti, rappresentati soprattutto dalla figura del fratello Rud, il quale incarna l’innocenza e l’altruismo. 

Il film però in certi momenti pecca dal punto di vista della scrittura, in quanto la storia può risultare ricca di cliché, soprattutto per quanto riguarda la relazione tra i personaggi di Kresten e Liva. D’altro canto, però, è fortemente apprezzabile la naturalezza di alcune scene, rese in maniera realistica grazie al lavoro degli attori.  

Mifune risulta quindi essere particolare ed unico nel suo genere, con sequenze e dialoghi strambi; la commedia nel complesso risulta però essere un po’ stereotipata per quanto riguarda la relazione uomo-donna, anche a causa del continuo battibeccare tra i due personaggi di Kresten e Liva che vorrebbe ricordare la commedia screwball.

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