BLACK BAG – DOPPIO GIOCO
Di Sara Pellacani

Steven Soderbergh ritorna al cinema con Black Bag – Doppio gioco, uno spy thriller raffinato che vede come protagonisti Michael Fassbender e Cate Blanchett. I due rivestono i panni di George e Kathryn, una coppia di agenti dei servizi segreti britannici improvvisamente scossa dal fatto che il nome di Kathryn sia in una lista di cinque sospettati di tradimento per aver violato e cercato di vendere dei codici di sicurezza. George è così costretto a indagare in segreto sulla moglie e dovrà scegliere se difendere il proprio matrimonio o la propria patria.

La chiave del film sta proprio nella parola “Black Bag”, che nel gergo spy della pellicola significa qualcosa che non può essere detto e su cui non bisogna fare domande. Proprio con questo termine gioca Soderbergh, declinandolo al rapporto di coppia per indicare quel sano confine personale fatto di piccoli segreti inconfessabili al proprio partner. Confine che il regista mette in scena per rappresentare non solo la dinamica di coppia tra George e Kathryn, ma anche tra le altre coppie composte da membri dei servizi segreti britannici (anche i loro nomi figurano sulla lista della possibile talpa). Il gioco sta nel detto, nel non detto e nei dettagli che Soderbergh inserisce minuziosamente all’interno della pellicola, che portano lo spettatore a cambiare le proprie idee e aspettative (vedasi il momento del ritrovamento del biglietto del cinema nel cestino, che porta George a sospettare ancora di più della moglie).

Ciò si deve anche grazie all’eccellente sceneggiatura di David Koepp – già collaboratore del regista nel film Kimi – Qualcuno in ascolto (Kimi, 2022) e in Presence (2024), in uscita nelle sale italiane il prossimo luglio – che mette in atto un continuo botta e risposta tra i personaggi. Basti pensare alla sequenza della cena a casa di George e Kathryn, in cui si intrecciano dialoghi dal ritmo incalzante e che riprendono lo stile della commedia screwball in una continua lotta fra i sessi; esempio lampante di quest’ultimo elemento è la coppia composta da Clarissa Dubose (Marisa Abela) e Freddie Smalls (Tom Burke), sempre in conflitto a causa dei reciproci tradimenti. La precisione è la caratteristica che risiede in ogni angolo di questo film, a partire non solo dalla sceneggiatura, ma anche per quanto riguarda la costruzione degli spazi, che risultano eleganti, sofisticati e rigorosamente geometrici.

Puntuali poi sono le interpretazioni dei protagonisti, una su tutte quella di Michael Fassbender nel ruolo di George, personaggio gelido e meticoloso al punto che, appena si macchia la manica della camicia durante la preparazione della cena, corre a cambiarsi. George non cede davanti a nessuna debolezza, è robotico nella sua precisione ed è l’antitesi del personaggio interpretato da Tom Burke.
Fassbender sa che panni sta rivestendo e li riveste bene; d’altronde, ormai l’attore ha una familiarità con parti di questo tipo, come ci aveva già ricordato con il suo personaggio in The Killer (David Fincher, 2023). Altra nota di merito va a Cate Blanchett per l’interpretazione dell’affascinante quanto misteriosa Kathryn, l’unica che riesce a depistare il marito e che, insieme a quest’ultimo, forma una grande coppia forte di chimica e carisma.
Nella pellicola, poi, gli omaggi e richiami sono tanti, come quello a Notorious – L’amante perduta (Notorious, Alfred Hitchcock, 1946) oppure ad un’altra pietra miliare del genere spy, ossia 007 (non a caso nella pellicola troviamo anche Pierce Brosnan nel ruolo di capo dei servizi segreti). Soderbergh regala quindi un film elegante ad incastro perfetto, dove, in un’ora e mezza di durata, riesce a far combaciare al millimetro ogni parte della pellicola, ribaltando tanto le convinzioni dei personaggi quanto quelle degli spettatori man mano che George porta avanti la sua indagine.

Il regista, inoltre, si serve del genere spy per giocare su bugie e verità del rapporto di coppia e di fiducia reciproca tra i personaggi.
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