N3 2025

SCANDALI OSCAR

Siamo alla frutta

Di Sara Pellacani

Anche quest’anno gli scandali e polemiche ad Hollywood non tardano ad arrivare e colpiscono (quasi affondando) due delle attrici dei film più quotati di questa Award Season, che volge al termine con la recente  premiazione degli Academy Awards. A cadere qui sono le protagoniste di due importanti pellicole presentate rispettivamente al Festival di Cannes (Emilia Pérez, Jacques Audiard, 2024) e al Festival del Cinema di Venezia (Io sono ancora qui, in originale Ainda Estou Aqui, Walter Salles, 2024). Parliamo infatti di Karla Sofía Gascón, protagonista del film di Audiard, e di Fernanda Torres, protagonista della pellicola vincitrice come Miglior film straniero agli Oscar. 

Andiamo con ordine. Pochi giorni prima che uscissero i famosi tweet della Gascón, l’attrice, durante un’intervista, aveva attaccato e accusato il team social della Torres di voler sminuire Emilia Pérez e la sua interpretazione nel film e di aver cercato così di mettere in risalto il lavoro dell’attrice brasiliana. La rettifica però, come sempre accade ad Hollywood, non tarda ad arrivare e la Gascón, durante un’intervista a Variety, afferma che le sue parole non erano rivolte in particolare alla Torres, che al contrario ritiene una magnifica attrice e persona, ma che si riferiva in generale alle parole d’odio che aveva ricevuto dai social media che cercavano di mettere a confronto le due attrici. 
A causa di queste sue affermazioni, la Gascón era già stata accusata di aver violato le regole degli Oscar attaccando un’altra candidata in lizza alle nomination, accuse che però sono prontamente cadute in quanto l’attrice del film di Audiard aveva solamente elogiato Fernanda Torres. Quest’ultima, proprio per mettere un punto alla situazione, aveva addirittura pubblicato un video su Instagram in cui difendeva e tesseva le lodi della Gascón. 

Nessun astio quindi tra le due, che però si stavano solo gustando un amuse-bouche rispetto alla polemica che le avrebbe travolte di lì a poco proprio in concomitanza con l’annuncio delle nomination agli Oscar. D’altronde, si sa che quando tutto sembra troppo bello per essere vero di solito vero non è, e che quando  meno ce lo si aspetta qualche curiosone ritrova dai fondali di internet (nel caso della Gascón non così fondali) qualche post, tweet o video non proprio politically correct, facendo annegare in un mare di odio il personaggio accusato. La digital footprint di una celebrity diventa quasi la sua carta di identità, attraverso la quale può accedere allo sfavillante mondo di Hollywood oppure può venire schedata e fatta sprofondare nel dimenticatoio. 

Karla Sofía Gascón e l’odissea di tweet controversi  
È proprio quello della protagonista di Emilia Pérez il caso più emblematico e discusso riguardo gli scandali della 97ª edizione degli Academy Awards. La giornalista Sarah Hagi fa riemergere da X dei tweet risalenti circa al 2020-2021 in cui la Gascón attacca e rivolge parole pesanti verso l’Islam, George Floyd, il Black Lives Matter, il Covid, gli Oscar e addirittura la sua co-star nel film Selena Gomez. La Gascón, in particolare, si scaglia contro la cultura musulmana e i burqa, definendoli restrittivi della libertà della donna e usando termini sarcastici e taglienti che mostrano un’intolleranza da parte dell’attrice verso la comunità islamica. 
L’attrice passa poi per definire George Floyd un truffatore tossico dipendente e critica duramente la premiazione degli Oscar per la sua apparente e forzata inclusività. A chiudere il quadretto e a sorprendere sono poi alcune parole che la Gascón ha rivolto alla collega Selena Gomez in un tweet del 2022, in cui afferma che la Gomez “è una riccona (nel tweet originale in spagnolo rata rica) che si atteggia a povera disgraziata ogni volta che può e non smetterà mai di infastidire il suo ex ragazzo e sua moglie” (riferendosi nell’ultima frase al triangolo amoroso tra Justin Bieber, Hailey Bieber e Gomez). 
La Gascón sembra quindi avere una parola buona per tutti e a poco a poco perde sia l’appoggio del regista della pellicola Jacques Audiard sia quello dell’altra co-star Zoe Saldaña. 
Dopo alcuni giorni di caos, però, arrivano le scuse dell’attrice sull’Hollywood Reporter, ma non solo; la protagonista di Emilia Pérez concede infatti un’intervista alla CNN spagnola, senza però prima concordarla con Netflix, casa distributrice del film. Vediamo quindi la Gascón in una valle di lacrime difendersi dagli attacchi ricevuti, affermando di essere stata condannata senza un processo e senza la possibilità di difendersi,  continuando poi a scusarsi per le parole offensive da lei utilizzate nei tweet.

Tutte le polemiche non rimangono confinate alla figura dell’attrice e sfociano poi sul film, la cui casa distributrice – che stava spendendo trenta milioni di dollari al giorno per la campagna degli Oscar – prende seri provvedimenti, decidendo che la donna non potrà partecipare alle cerimonie di premiazione dove la  pellicola è in lizza per la vittoria. Sorprendentemente, però, la Gascón è avvistata alla cerimonia degli Oscar tenutasi lo scorso 3 marzo, dove tra fredde interazioni con gli altri membri del cast e le battute del conduttore della cerimonia Conan O’Brien, è rimasta in secondo piano, cavandosela proprio con qualche sorriso in risposta al presentatore. 
Una parabola catastrofica quasi tragicomica quella di Karla Sofia Gascón, che con la candidatura agli  Academy Awards era entrata nella storia per essere la prima attrice apertamente donna transgender ad essere candidata come possibile vincitrice.

La blackface di Fernanda Torres  
Meno impattante per l’attrice a livello mediatico, anche se di certo non è passata inosservata, è la blackface di Fernanda Torres. È infatti riaffiorata una vecchia clip di uno sketch appartenente ad un programma televisivo comico brasiliano (intitolato Fantástico) in cui l’attrice di Io sono ancora qui ha il volto dipinto di nero e recita il ruolo di una domestica nera, interpretandola in maniera caricaturale e stereotipata. L’attrice si è subito scusata riferendo che:

Quasi vent’anni fa, sono apparsa con il viso dipinto di nero in uno sketch comico sulla TV brasiliana. Ne sono molto dispiaciuta. Sto rilasciando questa dichiarazione perché è importante per me affrontare rapidamente la questione per evitare ulteriore dolore e confusione. A quel tempo, nonostante gli sforzi dei movimenti e delle organizzazioni nere, la consapevolezza della storia e del simbolismo razzista della blackface non erano ancora entrate nella coscienza pubblica mainstream in Brasile. Grazie a una migliore comprensione e a importanti ma incompleti risultati in questo secolo, ora è molto chiaro nel nostro paese e ovunque che la blackface non è mai accettabile. È una conversazione importante che dobbiamo continuare ad avere gli uni con gli altri per evitare la normalizzazione di pratiche razziste, oggi come allora. In quanto artista e cittadina globale, e dal mio cuore, rimango vigile e mi impegno a conseguire i cambiamenti vitali che sono necessari per vivere in un mondo libero dall’ineguaglianza e dal razzismo. 

Le scuse hanno quindi calmato la polemica e non hanno inficiato particolarmente sulla campagna di promozione del film o sulla sua nomination agli Oscar come Miglior film straniero, riuscendo anche a portarsi a casa la statuetta. Come si dice, però, tra i due litiganti il terzo gode, e a trionfare come Miglior attrice protagonista lo scorso 3 marzo è stata Mikey Madison con Anora (Sean Baker, 2024) – anche se è da ricordare che, prima della  polemica, la Torres aveva vinto come Miglior attrice protagonista in un film drammatico ai Golden Globe.

Considerazioni  
Tutto ciò porta quindi il pubblico ad interrogarsi su quanto la Cerimonia degli Oscar e le cerimonie di premiazione in generale, più che riguardare l’interpretazione o la pellicola di per sé, considerino tutta una serie di polemiche e di fattori esterni che finiscono per influenzare inevitabilmente il risultato. A ognuno di noi poi spettano le conclusioni e capire se questo sistema sia giusto, sbagliato o nessuno dei due. Comunque, questa non è né la prima né sarà l’ultima volta che gli Oscar vengono inondati da polemiche ancora prima che la premiazione abbia luogo. Facendo infatti riferimento ai casi qui sopra presentati, ricordiamo i tweet e le battute omofobe che avevano portato il comico Kevin Hart ad abbandonare il ruolo di conduttore degli Oscar nel 2019, o ancora il presentatore Jimmy Kimmel accusato nel 2020 di blackface in alcuni vecchi sketch, ma che aveva comunque ripreso la conduzione degli Academy Awards nel 2023 e nel 2024. 
In conclusione, sta solo a noi chiederci se e quando separare l’arte dall’artista.

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Comments

Una risposta a “N3 2025”

  1. Avatar Gianni
    Gianni

    che bel numero<3 l’articolo sull’abbigliamento scritto benissimo!!

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