VENEZIA
Di Gianluca Meotti
Trasferitasi dalla Svezia a seguito del padre, Fred (Stella Wendick) si trova in una quinta superiore di un ITIS a Trieste. L’istituto è esclusivamente maschile e la ragazza avrà più di qualche difficoltà ad adattarsi fino all’incontro con tre compagni di classe: Pasini (Pietro Giustolisi), Mitis (Samuel Volturno) e Antero (Giacomo Covi, premiato a Venezia come miglior attore in Orizzonti), con il quale Fred svilupperà il rapporto più profondo. L’allargamento del terzetto a quartetto porta a galla squilibri figli dello scontro tra confusi sentimenti di potenza adolescenziale e il senso di fratellanza che si vuole sia più forte di qualsiasi intrusione esterna.

Tratto da un racconto del 1929 e ambientato quasi cento anni dopo nel 2007, il secondo film di Laura Samani si scarta delle atmosfere del fantasy friulano di Piccolo corpo (2021), per offrire un coming-of-age di struttura classica che rivela tutti i suoi pregi nelle dinamiche tra i personaggi e su come la regista li faccia muovere, litigare, amare, odiare, ubriacare e ancora litigare. I quattro protagonisti sono tutti esordienti e privi di pregresse esperienze di recitazione (tranne Wendick, che quando è stata scelta per il film era iscritta ad un’accademia di recitazione), il che dà al film un grado di realismo che non sfocia mai nel documentaristico (qui si vede il lavoro con gli attori della regista) e che permette di restituire in maniera estremamente coinvolgente le sensazioni fisiche e psicologiche di quello che significa essere sconvolti dall’incontro con l’altro quando si ha diciassette anni. Come detto, Samani non inventa niente e questo non è assolutamente un film di “sceneggiatura”, ma di sensazioni e corpi che si intrecciano e che non sanno esprimere le pulsioni telluriche della gelosia, dell’amicizia fraterna e del desiderio in un maniera chiara; in questa confusione di passioni, la regista non perde mai le fila del racconto e non reputa mai nessuno dei suoi protagonisti valevole di maggior attenzione o compassione, ma si spende alla realizzazione di un quadro d’insieme del tribolato mondo scolastico e di quelle dinamiche istituzionalizzanti che in esso si vanno a scontrare con la forza dirompente di singole personalità in divenire.

Una seconda opera con tanta umanità, passione, desiderio e divertimento, che ha il grande merito di rendere la propria regista una figura non incasellata in un determinato tipo di lavori o di sguardi.


Lascia un commento