FIL ROUGE: HALLOWEEN
Un terrore sospeso su un mare di nebbia
Di Alessia Vannini
Parlando di Werner Herzog, non c’è romanzo più emblematico che possa essere adattato per lo schermo se non Dracula (1897) di Bram Stoker, opera nella quale i personaggi si pongono in una sfida continua con Madre Natura. Quando si pensa al cinema di Herzog, la prima cosa che salta alla mente è proprio il contrasto uomo-natura, in belligeranza costante l’uno con l’altra.

I suoi film – intendendo per essi tutto il processo produttivo e non semplicemente il mero prodotto finito – sono forse tra gli esempi nella contemporaneità che più si avvicinano alla concezione di opera d’arte totale, di Gesamtkunstwerk, espressa da Richard Wagner all’interno del suo saggio Arte e rivoluzione (Die Kunst und die Revolution, 1849). Ogni singolo elemento filmico e profilmico delle sue opere ha uno scopo ben preciso e non è mai lasciato al caso.

Si potrebbe persino dire, forse, che il processo di realizzazione supera il prodotto stesso, divenendo ciò che gli dà veramente significato. Nella fase di produzione delle pellicole della Werner Herzog Filmproduktion, casa da lui fondata nel 1963, si riflette l’essenza stessa di ciò che i film finiscono poi per raccontare attraverso le loro immagini.
Quelli di Herzog sono spesso personaggi travagliati, assediati da desideri alti e affamati di conquista e dominio. A tal proposito, non ci si può esimere dal nominare l’iconico ed inimitabile Klaus Kinski. L’attore si potrebbe definire come una sorta di anima gemella platonica del regista, capace non solo di tenergli testa, ma lui stesso animato da una tenacia ed una determinatezza – nonché dotato di una buona dose di follia – che lo pone in una dinamica di amore-odio con Herzog.

In una collaborazione longeva che annovera numerosissimi titoli emblematici, Nosferatu, il principe della notte (Nosferatu: Phantom der Nacht, 1979) è solo uno tra i tanti film che vedono protagonista la coppia artistica Herzog-Kinski. Ciononostante, il presente film raccoglie ed eleva tutti gli elementi più caratteristici del duo, divenendo ricettacolo perfetto della loro relazione.


Se, come anticipato, lo scontro tipicamente romantico uomo-natura è la cifra caratteristica dei suoi film e cardine e ragione d’essere dei suoi personaggi, in questo caso la collisione è ancor più elevata. Mentre Aguirre di Aguirre furore di Dio (Aguirre, der Zorn Gottes, Werner Herzog, 1972) e Fitzcarraldo dell’omonimo film del 1982 sono uomini realistici e — sebbene totalmente folli — comunque credibili, il Conte Dracula (Klaus Kinski) è un essere che sfida le leggi della Natura nella sua stessa identità. Anche se è Jonathan Harker (Bruno Ganz) colui che viaggia attraverso luoghi inospitali per la maggior parte del film, è il Conte il vero overreacher, il prevaricatore delle regole della Natura. Proprio come fanno sia la Creatura che Victor Frankenstein nel romanzo gotico di Mary Shelley, tanto la vittima quanto il carnefice ribaltano le regole precostituite della scienza e della natura, andando oltre il possibile.

Prendendo in mano le redini come fa Jonathan Harker, il Nosferatu di Herzog funge quasi da passaggio di testimone fra il regista dell’Espressionismo Tedesco ed il pioniere del Nuovo Cinema Tedesco. Quello di Werner non è un semplice remake e non incappa nel fosso in cui spesso precipita chi si accinge a realizzare una nuova versione di un film. Difatti, Nosferatu, il principe della notte non rischia mai di risultare cacofonico rispetto al capolavoro di Murnau, ma è anzi la dimostrazione che è possibile raccontare qualcosa di inedito, o comunque essere innovativi, anche quando si tratta di adattare una storia letta e riletta, vista e rivista miliardi di volte.
Mentre il terrore nel Nosferatu del 1922 si celava nell’oscurità, fra ombre ed edifici sghembi, in quello del 1979 si nasconde invece nella nebbia. Se volessimo paragonare Nosferatu il vampiro (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, 1922) di Friedrich Wilhelm Murnau all’opera d’arte La Torre Rossa di Halle (Der Rote Turm in Halle, 1915) di Ernst Ludwig Kirchner – per la sua ambientazione desertica, notturna e distorta – allora Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog è indubbiamente Viandante sul mare di nebbia (Der Wanderer über dem Nebelmeer, 1818) di Caspar David Friedrich – nebbioso, romantico e contemplativo.





Sebbene il finale del Nosferatu di Murnau rimanga iconico tutt’oggi, quello di Herzog trasforma il termine della storia, attribuendo a Jonathan Harker il ruolo di erede del Conte Dracula. Così facendo, Werner riformula completamente l’epilogo, conferendogli un alone di sospensione, di “to be continued”, in totale contrapposizione con la conclusione “tutto è bene quel che finisce bene” del capolavoro del 1922.

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