VENEZIA
La condizione dolceamara d’un poeta dimenticato
Di Alessia Vannini

Dire che sono rimasta completamente ammaliata da questo film è a dir poco riduttivo. Personalmente, non posso fare a meno di innamorarmi dei film che mettono al centro la poesia e l’entusiasmo dei giovani nel volerla leggere, scrivere ed assaporare in ogni sua sfumatura. Chiaramente, il paragone con L’attimo fuggente (Dead Poets Society, Peter Weir, 1989) è inevitabile, dal momento che sia il capolavoro di Peter Weir che il nuovo film di Kent Jones (Late Fame, 2025) pongono la poesia come elemento cardine di tutta la storia, attorno alla quale i personaggi gravitano in una condizione di ammirazione e quasi dipendenza.

La premessa di questo film è la seguente: Ed Saxberger (Willem Dafoe), un poeta un tempo celebre ed ammirato, del calibro di Allen Ginsberg e William S. Burroughs, è finito nel dimenticatoio ed ormai si occupa di altro per guadagnarsi da vivere. Quella che lui pensava essere una damnatio memoriae eterna, tuttavia, non era che una fase passeggera, perché Meyers (Edmund Donovan) ed il suo gruppo di giovani intellettuali lo venerano come un dio e vedono in lui una grande fonte d’ispirazione.
Il vecchio Ed si ritroverà quindi a fare un salto nel passato, a circondarsi di persone che hanno probabilmente meno della metà dei suoi anni, ma in compagnia dei quali si sente amato ed apprezzato per il suo estro artistico, di cui invece i suoi amici vecchi e burberi sono all’oscuro. Saxberger si ritroverà perciò a fare i conti con una duplice vita, nascondendo ad i suoi amici di vecchia data il suo lato artistico per paura di essere incompreso da una parte e, dall’altra, conducendo una vita da salotto letterario circondato da persone che, in fin dei conti, non conosce realmente.

La storia è avvincente e tocca molti temi universali, come le aspirazioni di vita e la difficoltà nel trasformarle in realtà, oppure ancora l’idolatria di artisti che vengono posti su un piedistallo ma che sono, nella realtà del quotidiano, ben più della semplice arte che creano.

Tutti i personaggi sono scritti magnificamente, ricchi di sfumature e sorprendentemente realistici. Si percepiscono quasi come persone che conosciamo, come nostri amici, e alla fine iniziamo a percepire un sentimento di appartenenza a quel gruppo. Tutti hanno i loro sogni, le loro contraddizioni e insicurezze, e questo li rende umani e comprensibili.
Late Fame è quindi tanto un ritratto dell’anzianità e del desiderio di ringiovanire almeno per un po’ quanto un anelito giovanile per una vita che sembra tanto gloriosa nero su bianco, ma che non prende in considerazione il sottotesto che si cela fra le righe. Tra ritrovata gloria e delusioni, rotture e nuovi amori, amicizie e tradimenti, Late Fame è un capolavoro del ventunesimo secolo, un gioiellino forse tanto prezioso quanto L’attimo fuggente, e pressoché al pari del recente film definito come la sua versione natalizia, The Holdovers – Lezioni di vita (The Holdovers, Alexander Payne, 2023).
Penso che non ci sia modo migliore di concludere questa recensione che condividendo le parole dello stesso Willem Dafoe. Durante il Q&A a seguito della proiezione ho avuto modo di porre la seguente domanda all’attore:
“Grazie per questo film incredibile, per aver dato vita a questa storia così incredibile… ed è un vero piacere essere qui.
Sono rimasta colpita da questo film perché adoro i film che parlano di poesia, ma anche di come le giovani generazioni si interessano a questo tipo di argomento e — come avete detto tutti voi — ammirano le celebrità e le mettono su un piedistallo.
Allora, ho una domanda specificamente per Willem: hai collaborato molto con registi indipendenti nel corso della tua carriera e — come il tuo personaggio nel film — sei d’ispirazione per molti piccoli attori e artisti.
Quindi mi chiedevo… Quanto è importante per te aiutare i giovani, le nuove generazioni ed i registi indipendenti a farsi strada in questa carriera così competitiva?”
Questa è stata la sua risposta:
La poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.

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