BLUE SOAP PRODUCTION – ZACCARIA AGREBI, CRISTIANO DESMO CANEVAZZI, MARA LUCIA
Di Edoardo Sampaoli e Giovanni “Fusco” Pinotti
Fusco: Per noi che nasciamo all’interno del DAMS, è un piacere avere come ospiti altri ragazzi “intraprendenti”. Volete fare una piccola introduzione?
Cristiano: Ciao, io sono Cristiano Canevazzi e sono il Presidente dell’Associazione Culturale Blue Soap, una nuova realtà associativa con l’intento di mettere in contatto e supportare giovani aspiranti cineasti. Come voi, anche io e Zack abbiamo frequentato il DAMS e purtroppo non ne siamo usciti completamente soddisfatti, considerata l’assenza di esperienze pratiche. Poi oh, è anche vero che il DAMS è un corso di laurea e non un’accademia, quindi ci sta bene un mea culpa. Proprio per questo, insieme a Mara, abbiamo cercato di creare qualcosa di nuovo, un’occasione per avvicinarsi al settore cinematografico lavorativo.
Fusco: Sicuramente, anche nel nostro caso tutto è nato da un misto di passione e frustrazione. Questo ci serve anche per entrare nella prima domanda ufficiale dell’intervista, che è quella più scontata: vogliamo chiedervi di parlare un po’ sia di voi
che del vostro percorso e di come nasce questa Blue Soap Production.
Cristiano: Il mio percorso non è stato lineare. Prima del DAMS ho seguito strade diverse: fino a qualche anno fa puntavo sul pugilato, e pensavo che il cinema sarebbe rimasto solo una passione. Quando ho dovuto scegliere una direzione, ho deciso di seguire ciò che amavo fin da piccolo, ed è per questo che sono finito al DAMS. Qui ho, però, notato subito un limite: si parlava tanto di grandi film, ma mancava quasi del tutto la parte pratica. Così ho iniziato a cercare compagni con la stessa voglia di “fare” ed è lì che ho conosciuto Zack. Il nostro primo corto, girato con un telefono, era pessimo, ma da lì è partito tutto. Abbiamo continuato, crescendo un passo alla volta.
Zaccaria: Io sono Zaccaria Agrebi, vengo da Treviso e studio anche io al DAMS, con un passato più teatrale che cinematografico. Quando sono arrivato a Bologna, nutrivo una forte passione per il cinema, in particolare per la recitazione, che pensavo ingenuamente di poter sviluppare al DAMS. Lì ho trovato sì un bagaglio culturale ricchissimo, ma ben poco che potesse prepararmi davvero al lavoro pratico nel settore. Dopo aver conosciuto Cristiano abbiamo iniziato a formarci per conto nostro: libri, corsi extrauniversitari, set, ecc.
Mara: L’associazione nasce in questo contesto ricco di tentativi ma privo di concretezza. Ero stanca di sentirli lamentare e perdersi in lunghi sproloqui su cosa avrebbero voluto fare. Quindi, un bel giorno ho scritto lo statuto, l’atto costitutivo dell’Associazione, ho prenotato all’Agenzia delle Entrate, e abbiamo, finalmente, aperto la Blue Soap. Io, in realtà, studio
Scienze Politiche e sono completamente lontana dal mondo del cinema ma non nascondo che, anche grazie a loro due, ho iniziato ad appassionarmi al cinema in generale ma in particolare all’ambito produttivo.
Fusco: Sono pienamente d’accordo con quello che dite, e cito come causa anche il fatto della percezione del DAMS all’esterno. Mi viene in mente, per esempio, la mia esperienza: quando ho annunciato di voler fare il DAMS, la prima risposta di tutti è stata, “Ah, vai a fare il regista!” Nella vulgata è principalmente questo.
Cristiano: purtroppo il mondo del cinema è molto più complicato di quello che sembra e per riuscire a capirlo, come detto prima da Zack, è stato necessario fare diverse esperienze esterne all’ambito accademico. Al contrario dell’immaginario comune che, erroneamente, interpreta il DAMS come il mero “vado a fare il regista!”.
Mara: L’unica cosa che mi sento di aggiungere è che l’associazione, nata per supportare i giovani cineasti, fornisce un aiuto concreto che spesso manca quando si è solo un gruppo di amici che gira un cortometraggio amatoriale. L’associazione ti permette di accedere a contesti più grandi e più di rilievo. Ad esempio, qualora si volesse instaurare una collaborazione con
un’attività commerciale, se a presentarsi è il gruppo di amici è difficile che l’imprenditore accetti, mentre quando lo fa un’associazione, come la nostra, potrebbe interessarsi di più a una ipotetica proposta. Noi offriamo quella struttura formale che riesce ad agevolare gli associati in quasi tutte le fasi della filiera cinematografica.
Cristiano: Esatto, l’associazione permette di gestire e affrontare il lavoro in modo più semplice e piacevole. Anche se non siamo una propriamente detta casa di produzione siamo in grado di trovare sostenitori, raccogliere fondi e realizzare un lavoro fatto bene, affrontando gli imprevisti che un gruppo amatoriale, giustamente, non saprebbe ancora come gestire.
Mara: Purtroppo il mondo del cinema è molto chiuso, quasi ti volessero tenere fuori. Noi siamo un modo alternativo per entrare, un ponte. È difficile accedere ai circuiti cinematografici, da qualsiasi punto si parta. Noi ci rivolgiamo agli aspiranti cineasti, a chi ha voglia di fare esperienza e di crescere. Certo, nella nostra associazione ci sono anche professionisti, ma sono loro a scegliere di mettersi in gioco, proprio per sostenere questa iniziativa.
Fusco: Quindi in concreto si tratta di una sorta di palestra rivolta a giovani aspiranti cineasti per farsi le ossa e per capire come funziona un set o il mondo produttivo?
Cristiano: Sì, hai colto nel segno. L’obiettivo è proprio quello di fornire un banco di prova pratico dove poter accrescere il proprio bagaglio di esperienze.
Edoardo: Prima si parlava di DAMS, quindi di realtà istituzionali. È chiaro che, come abbiamo detto, è un’università, quindi non cambierà il suo modus operandi, la sua natura teorica e le lezioni frontali. Credete però che realtà come il DAMS, ma più in grande anche realtà istituzionali, dovrebbero supportare queste realtà partite dai giovani? E questo supporto esiste oppure no? Cioè, voi che state iniziando questa esperienza, vi sentite supportati dalle istituzioni?
Cristiano: L’esperienza iniziale con le istituzioni, come la Film Commission, è stata frustrante a causa del paradosso all’italiana che richiede esperienza pregressa per accedere al database delle maestranze. Tuttavia, una volta “entrati nel loro mondo”, la Film Commission si è dimostrata un valido supporto. Il problema principale è superare lo scoglio iniziale: la mancanza di esperienza.
Mara: Per quanto riguarda l’Università, affiliarsi come associazione è difficile per realtà neonate come la nostra. Questo impedisce di accedere al supporto concreto che l’Ateneo potrebbe offrire. Riconosciamo, d’altronde, che la crescita dell’associazione è probabilmente la chiave per ottenere maggiore supporto istituzionale.
Fusco: Secondo voi qual è il motivo di questo scarsissimo interesse? È solo perché non siete abbastanza grandi e quindi non siete motivo di prestigio, oppure c’entra anche il fatto che non portate abbastanza introito economico?
Zaccaria: Dal mio punto di vista, lo scarso interesse da parte di alcune realtà è comprensibile, non siamo effettivamente ancora abbastanza grandi. In ogni caso, le accademie, ad esempio, hanno mostrato un sostegno variabile. Quelle private, con una burocrazia più snella, hanno visto più facilmente il ritorno nell’aiutare iniziative che supportano i loro studenti ed ex studenti. L’università potrebbe faticare a percepire un ritorno immediato da iniziative non ancora istituzionalmente consolidate.
Fusco: Beh, è una situazione sia desolante che speranzosa; cerchiamo di concentrarci sugli aspetti speranzosi. Avete menzionato gli sponsor. Come li avete trovati per la prima volta e qual è stato il loro aiuto concreto?
Cristiano: I nostri sostenitori hanno creduto nell’iniziativa e offerto servizi concreti.
Abbiamo iniziato la ricerca con un “azzardo”, siamo andati direttamente da Adcom, il più grande service di noleggio attrezzature dell’Emilia-Romagna. A nostra grande sorpresa, ci ha largamente supportato; hanno messo a disposizione il loro tempo, la loro professionalità e, oltre ai generosi premi, hanno messo a disposizione anche dell’attrezzatura per il palco.
Zaccaria: Abbiamo avuto un interesse anche in questo caso inaspettato da molte realtà come Undervilla , una casa di produzione, che ha curato gli aspetti tecnici e registici dell’evento. Il loro sostegno, insieme agli altri ha reso possibile l’evento.
Mara: Vi dico, Maya Studios ci ha aiutato nella produzione di materiale fotografico, Eliobiemme ha fornito tutto il materiale cartaceo, Wi.me e Cantina Montellina hanno fornito i cadeaux offerti a pubblico e registi. L’ambito associativo si basa proprio su questo, un supporto reciproco con un fine comune.
Edoardo: La domanda che volevamo farvi era anche una riflessione e la richiesta di un vostro parere e una vostra posizione. Cosa ne pensate della situazione produttivo-artistica in Italia e dove vi ponete in questo scenario? E rispetto alla norma, cosa pensate di avere in più, di più innovativo o di migliore, anche nel senso produttivo?
Mara: Nel panorama produttivo italiano attuale, oltre alle risorse economiche, sono fondamentali le conoscenze. Abbiamo notato, interfacciandoci con giovani registi, come sia difficile avviare progetti senza un network. La nostra associazione può inserirsi offrendo un supporto più formale: accedendo a bandi non disponibili ai singoli o ancora agevolando la collaborazione spontanea dei volontari. Giustamente, ci duole sottolineare, parlando dell’ambito produttivo e di ciò che noi possiamo offrire, che al momento dobbiamo valutare, oltre il valore artistico dei progetti, la loro fattibilità pratica.
Cristiano: Il nostro approccio differisce dalle case di produzione, per cui il ritorno economico è primario, ovviamente e giustamente. Per noi, conta la riuscita del progetto e l’esperienza positiva per i membri. A Bologna non ci sono molte realtà come la nostra, che cercano di colmare il divario tra l’iniziativa individuale e la produzione strutturata. Ci rivolgiamo a chi è motivato a crescere e a mettersi in gioco, anche senza retribuzione immediata, puntando su un guadagno diverso. I fondi dell’associazione derivano dalle quote associative, da eventuali donazioni o da campagne di autofinanziamento, permettendoci di offrire, in quanto associazione senza scopo di lucro, rimborsi spesa e supporto pratico (software, contatti, attrezzature, maestranze) per realizzare progetti e fare esperienze altrimenti difficili da ottenere.
Edoardo: Ho pensato a un’altra domanda, che non mi ero preparato, ma mi è venuto in mente adesso. Si tratta di una questione che tocca anche noi in modo diverso. Quando sono arrivato al DAMS, dopo aver fatto l’artistico multimediale in una classe a cui
nessuno importava del cinema, su circa centocinquanta persone conosciute saranno state dieci quelle veramente appassionate di cinema. Allora ho pensato che magari il problema risiedeva nel fatto che le persone non erano incentivate a iniziare un processo. Così mi sono detto, “Ok, allora il processo lo inizio io”, e allora abbiamo creato la rivista e io ho riavviato il Cineforum. Eppure, ormai mi tocca constatare che l’interazione con la bacheca studenti della rivista è pressoché nulla e che la
frequentazione del Cineforum è ancora molto bassa. Considerato questo, volevo chiedervi com’è la vostra situazione in merito alla partecipazione? Quante persone sono venute a chiedervi una mano, specie dal DAMS di Bologna?
Zaccaria: Anch’io, arrivando a Bologna, mi aspettavo un ambiente universitario del DAMS più effervescente e attivo tra gli studenti. Forse la difficoltà nell’avviare un processo creativo porta le persone a non sbilanciarsi troppo. L’associazione nasce proprio per colmare questo divario. La scarsa partecipazione, soprattutto dagli studenti del DAMS, potrebbe dipendere da
aspettative diverse, magari un maggiore sostegno pratico dall’Università stessa. Tuttavia, chi si avvicina alla nostra Associazione dimostra un forte interesse e una grande passione, impegnandosi al massimo. Sono pochi, ma molto motivati.
Cristiano: Questa è la risposta educata di Zack. La mia risposta è che la maggior parte son dei pigroni, e sono stato educato.
Fusco: Mi viene da sorridere perché anche nella nostra redazione ci sono queste due anime. Io sono quello un po’ più ottimista, che crede nell’anima del DAMS; Edo, invece, è molto più pessimista/realista!
Cristiano: Beh, è indubbio che bisogna un po’ rimboccarsi le maniche! Noi abbiamo avuto la fortuna di avere una grande passione dentro e avere persone che ci hanno spronato – anche a male parole, ma sono servite.
Mara: Poi, in quanto ambito associativo, la partecipazione per quanto riguarda noi è più dinamica, anche perché abbiamo l’aspirazione di voler andare ovunque, che sia un evento culturale, un workshop o altro ancora. Dopodiché vi dico un’altra cosa: le persone a cui noi puntiamo sono principalmente studenti; quando si intraprende il percorso universitario, c’è il desiderio di avere davanti a sé una strada già stabilita. Io, per esempio, so che dovrò fare la magistrale o il master, quindi non mi sentivo di voler uscire da questa comfort zone, eppure eccoci qui! Si tratta, quindi, di far capire alle persone che le strade parallele, come
l’Associazione, non sono distrazioni, ma sono un arricchimento, delle opportunità.
Edoardo: L’ultima breve domanda che mi ero preparato riguardava la vostra idea del cinema. Vediamo tutti che ciò che esce nelle sale – mi sto riferendo al mercato italiano – riflette una tendenza di precarietà e una carenza di idee. Si tratta di una generale carenza di idee e creatività, oppure pensate sia la solita storia dei produttori che prendono le solite tre storie e le spremono fino alla fine e oltre? O credete sia un misto di entrambe?
Cristiano: Il mercato italiano è fortemente condizionato dai finanziamenti statali, che spesso privilegiano progetti a sfondo sociale per un ritorno economico e di immagine. Questo limita la varietà di generi prodotti. Un’altra tendenza è la realizzazione di film commerciali di facile presa, come quelli per bambini, per garantire incassi (vedi il film dei MeControTe). È quasi impossibile produrre film che escono dai canoni convenzionali o ad alto budget come quelli d’oltre oceano.
Mara: Credo che si stia perdendo la consapevolezza che ogni storia, anche senza un intento sociale dichiarato, ne contiene implicitamente uno. La presunta carenza di idee è anche dovuta al fatto che i produttori, focalizzandosi su temi sociali espliciti, escludono approcci e generi non convenzionali per trattare questioni rilevanti (un film di zombie che critica il capitalismo, ad esempio). Tuttavia, percepisco anche una nuova apertura delle case di produzione verso idee fresche e al di fuori dei loro circuiti abituali, segno di una volontà di rinnovamento.
Edoardo: Ci sono cose che vorreste far sapere di voi che non vi abbiamo chiesto? Ad esempio, una domanda che mi viene spontanea riguarda il vostro nome: perché Blue Soap?
Cristiano: Speravo in questa domanda sul nome! Inizialmente eravamo la Zabaione Production (gruppo amatoriale), un’idea nata mentre bevevamo Zabov. Poi, durante le difficili riprese del nostro primo esperimento (corto mai pubblicato), e dopo essere stati abbandonati da quasi tutta la troupe iniziale, abbiamo deciso di cercare un nuovo nome ma non avevamo idee. A questo punto, mia madre, sentendoci lamentare e non ricordandosi il nome del nostro gruppo, ci ha chiamato ‘Saponetta blu’. Ci è piaciuto e così è nato Blue Soap.
Zaccaria: Vorrei concludere dicendo che noi tre rappresentiamo l’essenza dell’associazione: ognuno ha competenze specifiche. Mara è fondamentale per la burocrazia e la comunicazione, mentre noi siamo i creativi. La nostra forza sta nell’unire queste diverse personalità e interessi per creare progetti unici, dove l’input di ognuno contribuisce all’idea finale.
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