OPUS – VENERA LA TUA STELLA
Di Sara Pellacani
Esordio alla regia di Mark Anthony Green, Opus – Venera la tua stella (Opus) esce nelle sale il 27 marzo distribuito da A24. Il film si apre con il ritorno sulla scena musicale dopo trent’anni di silenzio di Alfred Moretti (John Malkovich), icona della musica che, in occasione dell’uscita del suo nuovo album, organizza un esclusivissimo listening party nel suo ranch invitando alcuni ospiti speciali. Tra questi figurano l’influencer Emily (Stephanie Suganami), la conduttrice televisiva Clara (Juliette Lewis), la paparazzi Bianca (Melissa Chambers), il conduttore radiofonico Bill (Mark Sivertsen) e l’esordiente giornalista Ariel (Ayo Edebiri) con il suo capo Stan (Murray Bartlett). È proprio la giovane ed ambiziosa Ariel ad essere la protagonista del film; entusiasta e sorpresa dall’invito di Moretti, accetta di partecipare all’evento cercando di sfruttare l’occasione per scrivere un pezzo che possa farla sfondare nel mondo giornalistico. Arrivati al ranch, i protagonisti vengono accolti dai “Livellisti”, una specie di setta di cui Moretti è entrato a far parte e che, dietro agli apparenti sorrisi, nasconde qualcosa di molto più oscuro che i protagonisti verranno presto a scoprire. Il film parte da una buona premessa, portando sullo schermo una critica al culto della celebrità e facendo riflettere lo spettatore su quanto sia pericoloso idolatrare fino alla santificazione un personaggio famoso. Già i titoli di testa, con la folla in delirio per Moretti, fanno da subito capire quale sia l’intento del film. Il regista però propone uno schema già visto, in cui pochi spiriti eletti vengono selezionati per rimanere in un posto isolato guidato da una setta che vieta l’uso dei cellulari. Basti pensare a Blink Twice (Zoë Kravitz, 2024) o The Menu (Mark Mylod, 2022), sempre con una protagonista più acuta e lungimirante rispetto al resto del gruppo e che capisce prima di tutti che qualcosa non va.

Inoltre, la costruzione dello spazio e del ranch in Opus ricorda il villaggio dei dannati di Midsommar (Ari Aster, 2019), rievocando anche il folklore della pellicola di Aster ma senza riuscirci. Nulla di nuovo quindi, ma il film può comunque contare su ottime performance attoriali come quelle di Ayo Edebiri o di John Malkovich, il quale incarna perfettamente lo sregolato e a tratti inquietante Alfred Moretti.
Ben riuscita è infatti la scena della performance di Moretti durante il primo listening party, che avvolge e mette quasi a disagio lo spettatore, creando un ambiente chiuso ed alienante grazie anche all’eccentricità dell’esibizione e alla colonna sonora della pellicola composta da Nile Rodgers e The-Dream.

Il resto dei personaggi però viene lasciato in secondo piano, risultando così figure statiche senza una vera e propria caratterizzazione ma che fungono solo da stereotipo per le rispettive categorie, come l’influencer o la conduttrice televisiva.
Una nota positiva poi sono proprio i costumi di Moretti, che rappresentano a pieno l’essenza camp del personaggio e che ricordano i costumi di scena di Elton John.

Anche dal punto di vista estetico e scenografico il film è convincente, in quanto gli spazi all’interno del ranch rappresentano a pieno la sensazione di apparente tranquillità e oppressione che lo spettatore, come i personaggi, provano stando nella tenuta.

Il film quindi offre buoni spunti di riflessione per lo spettatore che, soprattutto dopo il finale, si chiede fino a dove ci si possa spingere nell’ammirare le celebrità e anche quanto queste ultime abbiano un fortissimo ascendente sulla nostra società. Nonostante ciò, la pellicola non brilla per originalità, ma riesce comunque ad essere godibile e intrattenere lo spettatore.
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