N4 2025

THE MONKEY

Di Sara Pellacani

Dopo Longlegs (2024), Oz Perkins ritorna al cinema con The Monkey, pellicola basata su La scimmia, un racconto breve tratto dalla raccolta Scheletri di Stephen King e che Perkins adatta per il grande schermo. La vicenda vede come protagonisti i due gemelli Hal e Bill (Christian Convery da bambini e Theo James da adulti), che trovano in soffitta una scatola entro cui c’è una scimmia giocattolo precedentemente appartenuta al padre che aveva abbandonato la famiglia. L’apparentemente innocuo giocattolo però porta con sé una scia di morti ogni volta che qualcuno lo aziona e, per questo motivo, i due fratelli decidono di liberarsene. Anni dopo, la ricomparsa della scimmia porta con sé altre morti e i due fratelli, ormai allontanatisi da anni, sono costretti a collaborare per fermare la scimmia giocattolo. 

Per quest’ultima pellicola Oz Perkins cambia completamente tono rispetto a Longlegs e il regista conferisce al film un tocco umoristico dark, accompagnato da numerose scene gore. La chiave del film, infatti, sta nella sua esagerazione, un’esagerazione che vediamo nelle morti sempre sanguinolente fatte di arti mozzati e viscere in primo piano, ma che dopo un po’ risultano quasi cartoonesche e macchinose.  

Il film per un’ora e mezza ci propone delle morti una più improbabile ed esagerata dell’altra, che ricordano allo spettatore uno scenario da Final Destination. La tensione è ben costruita, soprattutto nei momenti in cui la scimmia inizia a colpire i tamburelli e lo spettatore si prepara al prossimo morto. Lo spettatore, infatti, gioca ad indovinare chi sarà il prossimo morto e, a mano a mano, ricostruisce  insieme ai protagonisti i tasselli del puzzle per scoprire chi sta causando di nuovo tutti quei decessi. La pellicola può quindi essere divisa in due parti: la prima con i due gemelli da piccoli, e la seconda in cui i due, ora adulti, devono ritrovare la scimmia. 
La prima parte risulta realizzata meglio, riuscendo anche a caratterizzare i due gemelli e permettendo così allo spettatore di empatizzare con i due protagonisti. 

Nella seconda, seppure il tono si faccia più comico rispetto alla prima, l’esagerazione viene portata troppo all’estremo, facendo risultare il film un po’ posticcio, soprattutto nel finale. Il regista poi offre diversi spunti allo spettatore, di cui un esempio sono le riflessioni sul tema della morte o sul rapporto genitore-figlio, in particolare quello padre-figlio. La scimmia, infatti, sembra essere simbolo dei traumi generazionali, un passaggio di testimone che parte con l’abbandono da parte  del padre verso i due gemelli e che poi si ripeterà una volta che Hal, diventato padre, dovrà a suo malgrado vedere sporadicamente il figlio per proteggerlo dalla scimmia. 

Proprio nel ruolo di questo padre molto cauto e distaccato, Theo James riesce ad addentrarsi nel personaggio e a rispecchiare il tono del film. Ma non solo, è sempre l‘attore ad interpretare altrettanto bene il ruolo del gemello di Hal, Bill. Infatti, nonostante i due nel film siano uguali esteticamente, caratterialmente sono completamente diversi in quanto Bill è più irascibile, impulsivo e dispettoso. In conclusione, il film intrattiene e riesce ad accontentare il pubblico portando splatter e umorismo nero sul grande schermo, risultando però in alcuni punti un po’ ridondante e artificioso. 

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